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giovedì 30 agosto 2018

Vacanze nel Delta del Po Veneto - Faro di Goro e Isola dell'Amore

Ciao a tutti,
eccomi ritornata, super operativa in ufficio, ma "a rate" per il mio povero blog.
Ma con gli impegni lavorativi e non devo raccontarvi le cose a pezzi :-p :-p
Come anticipatovi già a luglio, quest'anno mi sono attrezzata con il teleobbiettivo, e i risultati si vedono!
Non ci ho ancora preso bene la mano, un paio di cose le ho scoperte soltanto gli ultimi giorni, ma per l'anno prossimo conto di arrivare bella carica e preparata ;-)Vale sempre che su una barca che dondola sull'acqua (e non parlo della motonave, lì sarebbe pure facile), senza cavalletto e con i turisti a volte anche pure un po' maleducati che si piazzano davanti a tutti manco fossero bambini di 2 anni, ci vuole una grandissimissima e infinita pazienza, e poi, dopo un po', tenere sollevato con un braccio (sempre lo stesso) il teleobbiettivo che pesa quasi 2 kg, si fa fatica! (io poi ho il mio povero braccio sinistro reduce di ben 3 interventi, mi stancavo tantissimo U_U). E non dimentichiamoci, ovviamente, del fattore C ^_^
Ma bando alle ciancie e passiamo ai fatti :-D
Come si capisce dal titolo del post parliamo della visita al Faro di Goro e Isola dell'Amore.
Il Faro di Goro si trova in fondo al Po di Goro situato sull'Isola dell'Amore.
L'isola dell'Amore (il suo nome deriva ovviamente da vicende locali più o meno vere di cui si intuisce la natura :-p) si può visitare soltanto facendo escursioni in barca, sia dal lato veneto come ho fatto io che dal lato romagnolo di Ferrara, il faro lo si vede anche dalla riva percorrendo la strada che costeggia il Po di Goro dalla parte del Veneto.
Il Po di Goro segna esattamente il confine tra Veneto ed Emilia Romagna ed è il primo dei 5 rami del delta a staccarsi dal corso principale del Po.
Ho scritto 5 e non 7, come erano in origine, perché 2 rami non sono più attivi naturalmente o sono controllati dall'uomo: il Po di Levante e il Po di Volano.
Quelli attivi, in ordine di distacco dal corso principale: Il Po di Goro, il Po della Gnocca o della Donzella, il Po di Maistra, il Po di (o delle) Tolle, il Po di Pila.
Man mano che il delta si dirama, il Po cambia nome, ma sempre Po è.
Fino al Po di goro si chiamo Po e basta, dal Po di Goro alla cittadina di Taglio di Po si chima Po Grande, poi diventa Po di Venezia (i veneziani nel 1600 hanno fisicamente cambiato il corso del Po dell'epoca all'altrazza di Taglio di Po) e dopo la diramazione del Po di Tolle diventa Po di Pila.
Scusate la divagazione geografico-storica, mi son fatta prendere la mano, ma in casi come questi ci si rende conto che alcune sottigliezze "necessarie" a scuola non si studiano, e soltanto facendo queste cose in loco poi ti sischiariscono nella testa cose che per anni sono rimaste un po' dubbiose e nebulose, in una sorta di oblio....
In un primo momento ho fatto in macchina la strada (asfaltata!) che corre lungo il Po di Goro dal lato veneto e mi sono stupita che arrivasse fino al punto più vicino possibile per vedere i faro.
In realtà, quast'anno, rispetto lo scorso anno, hanno sistemato e asfaltato un sacco di strade che prima non lo erano o che erano ormai tutte rovinate (tant'è vero che ho fatto anche tutto il giro completo in macchina della Sacca degli Scardovari - ma ve ne prlerò in un altro post, o questo non finirà più!!!) e ho potuto raggiungere luoghi che non pensavo ^_^

Eccolo qui (tenete conto che non avevo ancora scoperto come zoomare fino ai 400 mt), ormai disabitato e su un'isoletta che un tempo faceva parte della terraferma bonificata ma poi risprofondata per via delle estrazioni massive di metano dal sottosuolo.























Ovviamente ogni strada asfaltata fa parte anche degli itinerari ciclabili del parco.




















Di questa uscita ho poche poche foto in quanto le strade erano praticamente monocorsia ma doppio senso, e fermarsi era impossibile! o_O
Questo è un cormorano, appollaiato su uno dei tanti spuntoni di rami o altro presenti lungo i corsi d'acqua.

























Quello che si vede sullo sfondo non è il mare, è sempre il Po di Goro; c'è un punto del Po di Goro dove il fiume disegna un'asola e al centro non c'è acqua.















































Altra piccola divagazione geografica.
Il delta del Po, soprattutto alla fine con le ultime ramificazioni, crea di fatto delle isole collegate da ponti, anche se non sembra.
Il pezzo di parco tra il Po di Goro e il Po della Donzella è un'isola ma "senza un nome", poi ci sono altre 3 isole:
L'isola della Donzella, dove risiede il mio agriturismo, l'Isola di Polesine Camerini e l'Isola di Ca' Venier. E le isolette di Albarella e di Porto Levante.
Rispetto all'Isola della Donzella, il territorio dell'isola "senza nome" tra il Po di Goro e il Po della Donzella e le sue abitazioni risultano più rade e più rurali. Ogni casetta ha il suo giardino bello grande - recintato o meno - con o senza animali di allevamento (per esempio nella foto di seguito un gregge di pecore), con l'orto, alberi da frutto, ulivi e alberi "da ombra", panni stesi al sole ad asciugare. E poi tutti i campi coltivati a perdita d'occhio. Sembra una zona molto più agricola, come se si fosse fermato il tempo, solo gente da una certa età in poi. La tranquillità e la pace scese sulla terra ^_^ Le guide hanno detto che la media di concentrazione di abitanti per Km quadrato è di sole 40 persone! Una pacchia! Specie per chi di solito vive pigiato nelle affollatissime metropoli.
























Una cosa curiosa, poi, ma colorata e divertente.
Vedete il palloncino giallo che sembra avere 2 grossi occhi?
I loro campi ne sono disseminati di tante versioni colorate. Sono la loro versione degli spaventapasseri :-D
E funzionano!
























Da qui in poi, le foto sono dell'escursione in barca.
In questa foto, se guardate bene bene si vede piccolo piccolo in lontananza il Faro di Goro, dalla barca appena partita dalla foce del Po di Tolle.






































































Il faro, come ormai praticamente tutti quelli del Parco del Delta del Po, sono disabitati e in disuso, o perché ormai troppo scomodi da raggiungere (questo, o hai la barca o ciccia!) o perché ormai troppo lontani dalla foce del fiume (per esempio, anche a Pila c'era un faro in città, che ora sarebbe stato a 7 Km dal mare, poi ce ne è uno ancora in piedi che attualmente è a 4 Km dal mare).
Il Po, come tutti i fiumi trasporta detriti verso il mare, quindi sposta man mano la foce e la costa sempre più avanti nel mare.














Queste serie di palizzate la guida ha detto che le hanno messegli abitanti della zona (non sono soltanto qui, ma anche in altre zone del delta) per smorzare le correnti del mare in modo tale che non risalga lungo la foce dal mare al fiume troppa acqua salata e che le correnti non sia troppo violente e spazzino via gli allevamenti delle sacche o distruggano violentemente le spiagge portandosi via intere zone di nidificazione dei volatili del parco.

























Questo è uno degli sbarramenti che limita lungo i rami del delta lo scambio tra acqua salata dal mare e acqua dolce dal fiume.
Altrimenti le creature abituate all'acqua dolce, compresi i pesci, si troverebbero un habitat completamente scombinato e potrebbero rischiare di morire.

























Questa escursione terminava con un'attraversata della Sacca degli Scardovari, ma ve ne parlerò nel post dedicato (anche per questa escursione e giro completo dell'Isola della Donzella in auto).

Ma ci siamo sparati la foce di 3 dei 5 rami del del ta del Po:
Quella del Po di Tolle da cui siamo partiti e rientrati, la foce del Po di Goro dove c'è l'Isola dell'Amore e i 2 piccoli rami della foce del Po della Donzella che la guida ha detto che si chiamano Gnocca e Gnocchetta - sono una un po' più grande dell'altra (vi avevo detto che il Po della Donzella si chiama anche Po della Gnocca).

Curiosità

A discapito di ciò che suggerisce la lingua italiana o il gergo comune, per i veneti una gnocca non è, per dirlo in modo educato, una bella figliola, ma è un ammasso di terra, sassi e rami che fuoriesce dall'acqua tanto da formare una specie di mini isolotto. Avete presente la forma degli gnocchi (la pasta)? Ecco.
Ho riscontrato in diversi dialetti che viene preferita la forma femminile di un sostantivo che ha sia la versione maschile che quella femminile, specie per le cose inanimate.
























Alla prossima escursione nel prossimo post!

Sara

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